ATTI
DELLA
III CONFERENZA
PROGRAMMATICA
“ IL MEDITERRANEO TRA GIUSTIZIA E DEMOCRAZIA
Analisi e prospettive ”
CURATI
DALL'AVV.
GIUSY MARROCCO
LA CONFERENZA SI E' SVOLTA
NEL
Salone dei Convegni
dell' E.A.Fiera dell’Ascensione
a Francavilla F.
Sabato 22 MAGGIO 2004 - ORE 10.00
§§§§
sotto l’Alto Patronato del
Presidente della Repubblica
con il Patrocinio
di
Comune di Francavilla Fontana
Regione Puglia
Sotto l’egida
delle Universita’ di Bari e Lecce
Segreterie organizzative
E.A.FIERA DELL’ASCENSIONE
72021 Francavilla Fontana Br
tel.\fax 0831841768
ACCADEMIA IMPERIALI
72021 Francavilla Fontana Br
Tel/fax 080 5241297 3389413254 - 3355758135
06-3232426
e-mail : info@ accademiaimperiali@.org
MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
La III Conferenza Programmatica dal titolo “Il Mediterraneo tra Giustizia e Democrazia” e’ una occasione per riflettere sul tema del dialogo e dell’integrazione interculturale.
Questa iniziativa rafforza nella coscienza comune la consapevolezza dei valori di Liberta’ e di Solidarieta’ che sono alla base di una armoniosa convivenza per un futuro di pace nel Mediterraneo,in Europa e nel Mondo.
Con questi sentimenti il Capo dello Stato esprime apprezzamento agli organizzatori dell’evento e invia a tutti i partecipanti un augurio e un saluto cordiale,cui unisco il mio personale.
Gaetano Gifuni
Segretario Generale Presidenza Repubblica
PREMESSA
La Giunta Esecutiva ed il Consiglio Generale hanno voluto che si pubblicassero gli atti di questo convegno che ha visto la partecipazione di illustri personaggi,grazie – anche – alla collaborazione con l’Accademia Imperiali Italiana.
Il tema di questa conferenza e’ di grande attualita’ e molte soluzioni ai conflitti che affligge l’umanita’,passano senz’altro attraverso un serio e approfondito dibattito sul problema,non solo nelle sedi istituzionali preposte a tali argomenti,ma anche attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica per meglio poter incidere nella cultura e nei costumi delle giovani generazioni.
Ringrazio in modo particolare l’avv. Giusy Marrocco che ha voluto offrire gratuitamente la sua preziosa collaborazione per la realizzazione di questo opuscolo e l’’Accademia Imperiali che ne ha curato la realizzazione.
Cav. Francesco Agnusdei
Presidente dell’E.A.Fiera dell’Ascensione
CONSIDERAZIONI
L’Ente Fiera di Francavilla Fontana,con l’organizzazione della III Conferenza programmatica “Il Mediterraneo tra Giustizia e Democrazia”,vuole proporre una riflessione collettiva sui temi della giustizia,della democrazia,sul ruolo dell’Italia e dell’intera area del Mediterraneo all’interno degli attuali processi d’integrazione politica economica e sociale dell’Europa e della Comunita’ internazionale,sull’immigrazione,sulla famiglia multietnica …
Il Mediterraneo e’ un’area interessata da complessi processi politici e sociali,che mirano a favorire non solo lo sviluppo commerciale ed economico ma anche l’interscambio tra le diverse culture e civilta’ presenti in tale area geografica,con lo scopo ultimo di far crescere le interrelazioni tra le societa’ europee e le societa’ mediterranee.La conoscenza reciproca delle popolazioni che si affacciano sul Mediterraneo tende alla convivenza pacifica fra culture diverse, ed e’ la premessa per la lotta ad ogni forma d’intolleranza e di chiusura,per un Mondo d’integrazione,di solidarieta’,di rispetto reciproco,di pace.
Avv. Giusy Marrocco
INTRODUZIONE DEL COORDINATORE DEL CONVEGNO
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Prof. Avv. Gaetano Veneto - Ordinario Diritto del Lavoro
Università degli Studi di Bari
Vicepresidente dell’Accademia Imperiali Italiana
Il convegno “ IL MEDITERRANEO TRA GIUSTIZIA E DEMOCRAZIA “ verte su temi molto delicati e caldi per l’Italia meridionale , per la nostra regione in particolare e per la costa Adriatica : l’immigrazione , la convivenza fra culture , esigenze di vita , bisogni, speranze, sogni ma anche drammi familiari diversi per gli immigrati e gli abitanti del nostro territorio.
E’ un’occasione per riflettere sul tema del dialogo dell’integrazione interculturale, è un’iniziativa, come si legge nel messaggio inviato per l’occasione dal Presidente della Repubblica ,che tende a rafforzare nella coscienza comune la consapevolezza dei valori di libertà e di solidarietà che sono alla base di un’armoniosa convivenza per un futuro di Pace e di serenità nel Mediterraneo, in Europa e nel Mondo .
SALUTI DEGLI ORGANIZZATORI
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Cav. Francesco Agnusdei – Pres. dell’Ente A. Fiera dell’Ascensione .
In qualità di rappresentante dell’Ente Fiera, un ringraziamento a tutte le Autorità civili, religiose, politiche e all’Accademia Imperiali Italiana che insieme all’Ente Fiera hanno collaborato per la riuscita delle conferenze organizzate in occasione della 65^ Fiera dell’Ascensione.
La Fiera ha come obiettivo principale quello di promuovere l’economia Jonico-Salentina, per questo è importante che l’Ente affronti tematiche che riguardano non solo lo sviluppo dell’economia, ma anche ciò che ostacola il suo progresso.
Il Mediterraneo tra Giustizia e Democrazia è tema molto delicato per il nostro Paese che accoglie migliaia d’immigrati, perciò è importante sapere come rapportarsi con popolazioni con culture e tradizioni diverse dalle nostre .
Da anni l’Ente si adopera a stringere rapporti anche con i Paesi del Mediterraneo e a questo scopo sono state organizzate visite guidate con operatori economici non solo di Francavilla, ma dell’intero territorio.
Rev. Padre Guido Fiorino – Parroco Chiesa Maria. S.S.della Croce – Francavilla F.
La Fiera dell’Ascensione è nata 200 anni fa all’interno dell’organizzazione della festività della Madonna della Croce .
Successivamente la Fiera è cresciuta, si è ingrandita e ha preso la sua direzione , tuttavia è rimasto sempre un legame tra la Fiera ,la Parrocchia e la festività della Madonna della Croce.
Il tema sul Mediterraneo è molto vasto, si intersecano tematiche quali giustizia, democrazia , relazione fra i popoli e tra di esse ve ne è una molto cara alla parrocchia : La famiglia. .Negli anni precedenti abbiamo trattato il problema della bioetica che riguarda la famiglia, il rapporto tra genitori e figli, la nuova legge sulla adozione. Quest’anno stiamo affrontando l’argomento della famiglia multietnica con le sue diversità .
E’ importante che la voce della Chiesa si faccia sentire e intervenga su questi argomenti così attuali e di grande immediatezza, poiché la nostra vita non si può ridurre solo a rapporti di carattere economico .
Prof. Dr. Elio Pagliarulo – Docente di Istologia Umana
Universita’ di Bari
Presidente dell’Accademia Imperiali Italiana
L’Accademia Imperiali e’ un sodalizio letterario e scientifico,nata sulle vestigia dell’ “Academia Imperialis”,fondata nel 1705 dal grande mecenate,Cardinale Giuseppe Renato Imperiali di Francavilla.Vari e diversificati sono le attivita’ che questa Istituzione porta avanti: promozione della Cultura,Volontariato sociale,aiuti ai bisognosi,adozioni a distanza,ecc..
Nel campo della cultura,tra l’altro,da tre anni,questo sodalizio si sta interessando sull’evoluzione delle societa’ che si affacciano sul Mediterraneo,in previsione dell’entrata in vigore nel 2010 dell’Euromediterraneo.
Parlare di giustizia,democrazia,difesa delle culture peculiari dei popoli viciniori,parlare di integrazione degli stessi e rivisitare le grandi problematiche della famiglia occidentale ed orientale e come si possano integrare le varie diversita’,fa parte del compito che quest’oggi,con questo convegno,ci siamo prefissi,anche per essere di stimolo verso coloro che hanno possibilita’ di intervenire con piu’ forza sia politicamente che socialmente. Senz’altro,gli illustri ospiti presenti,faranno sentire la loro autorevole voce.
SALUTO DEGLI OSPITI
Dott. Mimmo Mele – Consigliere regionale
La conferenza sul Mediterraneo ci induce ad una riflessione molto profonda visto la delicatezza della tematica.
Viviamo in un Paese libero, democratico, la cui validità è fondata come dice la Costituzione , sul lavoro e sull’impegno di ognuno di noi .
Il fondamento essenziale per una vera democrazia consiste nella partecipazione di tutti alla vita politica della propria nazione .
Le istituzioni democratiche sono il bene più prezioso di una comunità: finchè esistono le istituzioni
tutto può essere criticato e migliorato, qualsiasi proposta può essere accettata o respinta , qualsiasi legge perfezionata o abrogata .
Finchè esiste la libertà possiamo avere leggi sempre più giuste.
Se crollassero le istituzioni verrebbe meno la libertà e in un Paese non libero la giustizia non esisterebbe perché la critica e il dissenso sarebbero proibiti.
La politica svolta dall’amministrazione regionale è sempre stata ispirata a questi principi messi in evidenza nel nostro Statuto.
Le riforme attuate dall’inizio della legislatura sono le testimonianze più concrete dell’impegno profuso per restituire fiducia verso le istituzioni , la giustizia, la democrazia , a difesa della Pace , della libertà e della solidarietà.
On . Avv. Luigi Vitali - Capo Gruppo della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati
Il tema della giustizia è un argomento fondamentale.
Non c’è democrazia se non c’è giustizia : frase trainante della nostra società.
Oggi la giustizia non è più quella italiana , quella nazionale ma è quella europea, quella continentale.
I parlamentari con l’aiuto degli studiosi e degli operatori internazionali lavorano in modo che la giustizia amministrativa in Italia sia uguale a quella amministrativa in Germania, in Inghilterra , ai nuovi Paesi che sono entrati di recente nella Comunità Europea , per avere tutti le pari opportunità, per avere tutti i cittadini dell’Europa le stesse risposte.
Se c’è giustizia c’è sicurezza , se c’è giustizia c’è democrazia, se c’è giustizia c’è libertà, se c’è giustizia c’è pari opportunità nell’accesso al lavoro, nel partecipare ad una società.
Sen. Dott. Alberto Maritati – Componente della Commissione antimafia
Ho ricoperto l’incarico di Sottosegretario con delega all’immigrazione .
La legge Bossi –Fini ha sbagliato e va corretta .
L’immigrazione è un fenomeno che tocca l’umanità e le relazioni umane.
E’ un fenomeno complesso: riguarda il modo di vivere di varie comunità internazionali di popoli interi ; e’ un tema che va affrontato con cautela, attenzione, approfondimento.
Il metodo repressivo è il meno efficace perché non abbiamo un esercito minaccioso che tende ad invaderci ,abbiamo persone , abbiamo problemi ,drammi, che si stanno consumando in tutto il mondo e noi che rappresentiamo la parte più fortunata , più avanzata dell’umanità abbiamo un carico di responsabilità .
Non è pietismo, ma c’è qualcosa di più che richiama la storia ,gli errori che la nostra civiltà ha commesso verso altri popoli e la necessità di affrontarli con strumenti adeguati della politica, della finanza ,della diplomazia ,degli accordi internazionali.
Correggiamo questa legge in considerazione anche dei motivi per cui tantissime persone lasciano la propria terra per sopravvivere, con strumenti normativi adeguati alla situazione.
INTERVENTI DEI RELATORI
S. E. Mons. Marcello Semeraro – Vescovo di Oria e Presidente Onorario dell’Accademia
Imperiali Italiana
Tema:“La nuova famiglia multietnica. Problemi e prospettive .”
Nel linguaggio corrente la parola fidanzamento è alquanto evitata, si predilige l’espressione stare insieme , invece è inflazionata la parola famiglia ,che è applicata alle più svariate forme d’unione tra persone.
Esistono una pluralità di forme di convivenza , non del tutto tra persone di differente sesso.
Tali forme di convivenza che aspirano ad essere chiamate e trattate come famiglia sono il risultato di molti fattori , di mutamenti di pensiero all’interno della nostra Europa Occidentale .
Uno di questi fattori è il contatto con aree diverse : per la storia, le tradizioni culturali- religiose , la concezione giuridico- societaria …..
Quando parliamo, ora, di multietnicità ci riferiamo non soltanto a razze diverse ma anche a diversità storiche, culturali , religiose, giuridiche, sociali.
E’ questo l’impatto che sta esercitando l’immigrazione, i dati istat ci dicono essere forte la mobilità interna in Italia, verificandosi particolarmente migrazioni dal Sud al Nord ma la nostra attenzione è attratta da quelle forme di immigrazione internazionale .
L’immigrazione internazionale è una delle realtà più caratteristiche in questo mondo che chiamiamo globalizzante .
La realtà dell’immigrazione internazionale si accetta con fatica ; non a caso in diversi Stati anche dell’Unione Europea , e l’Italia non è esclusa ,il tema dell’immigrazione è inserito come punto critico nei diversi programmi elettorali .
Il mio intervento si colloca casualmente a distanza di qualche giorno dalla pubblicazione da parte della Santa Sede di un documento sul fenomeno delle migrazioni .
La sua data ufficiale è quella del 3/5/04.
E’ un documento pubblicato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti.
Il fenomeno dell’immigrazione molte volte è determinato dalla libera decisione delle persone , spesso motivato da scopi culturali, tecnici, scientifici oltre che economici.
Dobbiamo ammettere che il fenomeno migratorio è il più delle volte segno eloquente di squilibri sociali , economici e demografici che esistono a livello regionale , continentale o mondiale che spingono ad emigrare,Tale fenomeno affonda radici anche in alcune forme di nazionalismo esasperato presente in alcuni Paesi o addirittura nell’odio o nell’emarginazione sistematica o violenta delle popolazioni minoritarie o di credenti di religioni non maggioritarie nei conflitti civili etnici e perfino religiosi che insanguinano alcune nazioni specialmente del continente africano .
Ci riferiamo a quelle guerre spesso dimenticate , di cui parla il Papa .
Tutto questo alimenta flussi crescenti di rifugiati profughi , spesso in mescolanza con i flussi migratori e coinvolgono società nel cui interno etnie , popoli ,lingue, e culture diverse si incontrano e si scontrano .
Il Papa, per la giornata per la pace 2001 ,mise in evidenza che le immigrazioni favoriscono anche la conoscenza reciproca e l’integrazione.
Il Papa ha firmato mesi fa un importante documento riguardante l’Europa che ha per vocazione l’apertura agli altri popoli non solo ideologica anche storica.
Il nostro Mediterraneo è sempre stato terra di approdo.
Le emigrazioni contemporanee sono delle sfide, certo non facili per noi, per il legame che hanno con la sfera economica sociale ,politica, culturale.
Chiusure pregiudiziali, tuttavia, riguardo questo fenomeno non aiutano ad andare avanti, non aiutano a camminare nella storia .
Le statistiche più recenti delle immigrazioni mi inducono ad una serie di riflessioni che si riducono in 3 punti:
1)l’immigrazione è già e tenderà ad essere, sempre di più, una dimensione strutturale della situazione europea mondiale ed anche italiana .
Il documento della Santa Sede, cui ho fatto riferimento poco fa , evidenzia che questo fenomeno è una componente importante di quella interdipendenza crescente fra gli Stati, i quali non sono delle isole ma sono come in rete e tutto questo concorre a definire l’evento della Globalizzazione, che ha certamente aperto molti mercati, ma non ha aperto tutte le frontiere .
Non esiste soltanto una globalizzazione culturale, come dice spesso il Papa,ma anche una globalizzazione della solidarietà.
La globalizzazione ha aperto i mercati ,ha abbattuto le frontiere per la libera circolazione dell’informazione e dei capitali, ma non nella stessa misura in cui è aperta la libera circolazione delle persone.
Oggi è necessario prendere atto di questa situazione, nessuno stato come terra Mediterranea sfugge alla conseguenza di qualche forma d’immigrazione.
L’irrompere sulla scena internazionale di terrorismi o altro provoca reazioni per ragioni di sicurezza che ostacolano il movimento dei migranti protesi verso il sogno di trovare lavoro e sicurezza nei cosiddetti Paesi del benessere ,che d’altra parte hanno sempre più bisogno di manodopera .
I dati riguardanti l’Italia forniti dal Ministero dell’interno nel 2001 dicono che in Italia sono presenti 1340000 circa di stranieri soggiornanti, aggiungendo i minori e i permessi ancora in fase di registrazione si arriva a circa 2000000 con un’incidenza sulla popolazione di circa il 3%, un valore ancora sotto la media europea , che arriva al 5%, ma che è meritevole di considerazione la tendenza dell’aumento in Italia, così come specificano i dossier statistici sull’immigrazione del 2001 della Caritas Nazionale.
Questa tendenza per l’Italia ad essere terra dell’ immigrazione sarà alquanto vivace nel futuro, soprattutto quando cominceranno a farsi sentire in maniera marcata le conseguenze del nostro calo demografico.
La Conferenza Episcopale italiana ha intitolato la giornata per la vita del febbraio scorso con quest’espressione :” Senza figli non c’è futuro”.
L’immigrazione è una dimensione strutturale della nostra società.
Da un’immigrazione d’insediamento si è passati ad un’ immigrazione che si caratterizza per la presenza di famiglie e non d’individui soli.
Ecco il secondo dato che ci porta nel vivo della tematica : la famiglia multietnica , immigrazione come insediamento stabile e a carattere familiare .
In Italia stanno sempre più crescendo i matrimoni di mista religione.
Questi insediamenti stabili non possono non incidere sulla concezione della famiglia e sulla sua regolamentazione giuridica e l’esito sarà positivo solo se vengono superati alcuni pregiudizi:
1° pregiudizio di ordine politico : ritenere che si tratti di una presenza temporanea e comunque non rilevante per il domani della nostra società, una forza lavoro ,una merce.
Un nuovo capitolo della schiavitù è il traffico umano che non risparmia neppure i bambini ma, senza giungere a tali estremi, va semplicemente ribadito che i lavoratori stranieri non sono da considerarsi merce o mera forza lavoro .
Ogni immigrato gode di diritti fondamentali inalienabili che devono essere rispettati.
Il contributo dei migranti all’economia del Paese che li ospita è legato poi alla possibilità di usare nel loro operare la loro intelligenza e la loro abilità .
2° pregiudizio è quello culturale che porta a considerare gli immigrati, solo perché immigrati ,un pericolo per le regole fondamentali sancite nella Costituzione del Paese che li ospita .
La differenza non deve, dunque, essere demonizzata ma armonizzata in un quadro comune di diritti e di doveri .
3° pregiudizio di natura giuridica che considera le norme del Paese d’accoglienza e gli ordinamenti del Paese d’origine come non modificabili così non deve essere per l’Occidente il cui diritto è stato in continua evoluzione e così non può essere neppure per i Paesi d’origine.
L’immigrazione stabile equivale a un’esperienza di superamento di rigidità giuridica , nessun diritto è divino anche se si tratta di diritti ecclesiastici che si ispirano alla religione .
Purtroppo su questo gli Stati occidentali sembrano alquanto tiepidi.
4° pregiudizio è quello religioso .
Chi è sicuramente religioso deve riconoscere agli altri la reciprocità della coscienza e rispettare la libertà.
Anche i seguaci delle religioni monoteiste e mi riferisco in questo caso ai Cristiani , agli Ebrei , ai Mussulmani cioè a quelle Religioni che si richiamano ad una rivelazione di Dio sono uomini e donne che debbono essere sempre consapevoli di dover fare i conti con i limiti della propria storia , della propria umanità .
Il fatto che i cristiani,gli ebrei,gli islamici,siano chiamati a vivere con coerenza la propria fede, non li autorizza a ritenere di aver inquadrato la realtà incommensurabile della propria fede, perché le parole della propria fede si trasformerebbero in strumenti di stabilità verso gli altri , ciò vale non soltanto per la nostra realtà d’immigrazione ma anche per la valutazione e la lettura dei fenomeni dell’Iraq o dell’Afganistan,e di tutti i conflitti del continente africano ed asiatico, ma specialmente per il conflitto Arabo Ebreo- palestinese che è ritenuto, a mio parere, come il focolaio di tutti gli altri conflitti.
Prof. Gaetano Dammacco - Straordinario di Istituzione di Diritto Ecclesiastico
Università degli Studi di Bari.
Tema: Giustizia e convivenza Pacifica nel partenariato Euromeditterraneo”
Che cos’è la giustizia ?
Tutti abbiamo la percezione di ciò che è l’ingiustizia , però se provassimo a dare una definizione di giustizia avremmo non poche difficoltà .
Zagabeschi ,nel libro “La domanda di giustizia “ ,introduce la riflessione sostenendo che su tre cose si regge il mondo: la giustizia , la verità e la pace.
In realtà sono una sola cosa : la giustizia, infatti, appoggiandosi sulla verità segue la Pace.
Noi con una mentalità pragmatica confondiamo giustizia con giudizio, confondiamo giudicare con procedimento. Sono cose diverse .
La giustizia e la Pace per poterne individuare i contenuti vanno attinti al cuore dell’uomo: sono una condizione e la democrazia è uno strumento..
E’ evidente che giustizia e democrazia non possono essere compresse, si possono trasformare in atteggiamenti concreti , perché questo è il problema oggi nel Mediterraneo:
Individuare percorsi concreti di relazioni intersoggettive per organizzare un partenariato.
La dichiarazione di Barcellona e’ un atto significativo dell’inizio di un cambiamento di tendenza, e’ l’attenzione verso il Mediterraneo.
Si può dire che il Mediterraneo ha avuto oltre 1000 anni di centralità, dal mondo romano fino alla battaglia di Lepanto : tutto il mondo era intorno al Mediterraneo,ma paradossalmente la battaglia di Lepanto che segue tra virgolette la vittoria del Cristianesimo sull’Islam , definisce una fase di stallo che comporta il decadimento del Cristianesimo e lo spostamento dell’attenzione dal Mediterraneo al Centro Europa.
Abbiamo dovuto attendere il 1995, la Conferenza di Barcellona per ridare la centralità al Mediterraneo.
La centralità del Mediterraneo è data per tanti motivi.Il primo motivo e’ l’aver preso cognizione che c’è un rapporto di vicinato con i Paesi della riva Sud del Mediterraneo ed Est del Mediterraneo a cominciare dall’area Balcanica .
Si prende contezza di questo per arrivare alla determinazione che è necessario rinvigorire gli sforzi, che erano stati completamente accantonati dall’Unione europea, per stabilire un rapporto con una società composita e un mondo diverso da quello Occidentale che ha seguito una sua strada di sviluppo, con il quale bisogna instaurare rapporti commerciali, ma soprattutto stabilire le linee della pacifica convivenza.
Senza Pace non c’è benessere , non c’è sviluppo della persona , non c’è progresso , c’è solo fame e infelicità.
Se possiamo riprendere i rapporti con la Tunisia, la Libia, il Marocco e con altri paesi del Mediterraneo ,ciò è dovuto alla prima conferenza intergovernativa di Barcellona e alle altre successive che definiscono il Partenariato Euromediterraneo e la linea dello sviluppo economico finanziario .
L’uomo aspira a qualcosa che è fuori di sè ,questo è ciò che ci differenzia dagli animali e anche dai nostri progenitori.
Viviamo per cercare qualcosa al di fuori di noi.
Se giustizia e pace sono delle condizioni prima ancora che delle realtà esperenziali, che delle tecniche, che degli spazi di operatività, ciò vuol dire che dobbiamo attingere alle grandi aree culturali che hanno formato il Mediterraneo e tra queste le religioni.
Concludendo, cos’è giustizia per le grandi religioni ? Per le grandi religioni la giustizia è condizione del perfezionamento di Dio.
La giustizia è un attributo di Dio, nel Corano la giustizia viene attribuita a Dio, la Pace è un dono di Dio ,quindi è la partecipazione a una condizione di esistenza creata indipendentemente dall’uomo e donata dall’uomo ,dunque la Pace e la giustizia sono beni che sono dati all’uomo .
Ciò vale per tutte e tre le religioni :.quella cristiana , ebraica e islamica .
La conoscenza delle religioni ci aiuta a ridimensionare ciò che avviene o meglio a dimensionare ciò che avviene .
Il problema del terrorismo appartiene ad una visione politica creata in qualche modo dal colonialismo occidentale.
Nel Corano la sura 4-5 dice:” Dio vi ordina di restituire i depositi ai loro proprietari e di giudicare con equità quando giudicate fra gli uomini.
Agite giustamente ,Dio ama coloro che giudicano con equità, non vi spinga all’iniquità l’odio per un certo popolo.”
L’equità è consono alla devozione .
Non ci sono tracce di terrorismo in questi passi del Corano e né nell’Ebraismo che ha la stessa dinamica .
Ma com’è che non riusciamo ad insediare uno spazio di giustizia e pace?
E’ evidente che il cuore dell’uomo non segue questa condizione, va verso altri interessi .
Dobbiamo tornare al contenuto essenziale delle cose ,dobbiamo tornare tutti alla Guerra Santa che è uno sforzo interiore che porta l’essere umano alla pienezza spirituale; non è l’uomo contro l’uomo, una nazione contro una nazione, ma è la guerra dell’uomo contro se stesso, alla ricerca della verità, della giustizia e della pace.
Prof. Antonio Fino - Preside della Facoltà di Lingue Straniere
Università degli Studi di Lecce
“Tema: Le lingue quale strumento di mediazione interculturale e di pace nel Mediterraneo”
Le lingue permettono di capire e di farsi capire , condizione per dialogare con gli altri .
Sulla guida dello studente compare un’immagine del firmamento e della terra in primo piano, uomini e donne di tutte le razze, di tutte le età ed in alto una scritta :” Il mondo senza frontiere l’uomo senza frontiere ,l’uomo senza straniero.”
La conoscenza della lingua straniera costituisce la chiave per la costruzione del dialogo e della costituzione della Pace .
La volontà di dialogo nasce dall’anima .
Le guerre nascono all’interno dell’uomo.
E’ quindi l’uomo che va educato .
Nel Mediterraneo esistono le condizioni storiche secolari per creare uno spazio nuovo di pace e di dialogo .
Si tratta di costituire una rete di interessi , una base di collaborazione economica tra popoli per creare e tenere fermo la barra del timone e un convivenza pacifica .
Il Mediterraneo ed i Paesi che si affacciano sono destinati al dialogo, ad unire le loro forze e ad operare sinergicamente con la consapevolezza delle difficoltà che ci sono e che ostacolano la pace.
Abbiamo una Comunità europea che sta subendo un processo di allargamento che pone la sfida di una definizione dell’identità.
E’ un mondo che ha risorse, ricchezze, tecnologia, sul piano dei diritti umani ha raggiunto risultati notevoli, ma è un mondo in cui la popolazione sta invecchiando.
Invece la parte meridionale del Mediterraneo ha materia prima strategica ai fini della produzione di energia zona che conosce diversi cambiamenti , una triplicazione della popolazione negli ultimi 50 anni.
La popolazione araba è passata da 80 milioni a 250 .
Per ragioni anagrafiche e per spostamento verso le città sorgono problemi :cresce la domanda di servizi di assistenza sanitaria ,di scolarizzazione, di sicurezza .
Sono Paesi che non sono autosufficienti sul piano alimentare ,con linee ideologiche delle correnti più radicali dell’Islam.
L’Islam è una forza che mette in discussione gli assetti di questa società
La situazione dei Paesi mussulmani dell’Africa settentrionale sono complicate dal processo di mondializzazione e globalizzazione .
L’economia, oggi,si muove senza rispettare i confini tra stati e ciò mette in crisi lo stato nazionale tradizionale ma libera fenomeni imponenti.
Se non ci si riappropria della capacità di controllo entro certi limiti di questi fenomeni allora sfuggiranno e seguiranno altre logiche che sono quelle degli interessi economici del profitto che schiacciano diritti e dignità delle persone umane.
La politica deve orientarsi verso obiettivi di dialogo, di collaborazione e pace .
E’ necessario non identificare terrorismo con l’Islam ma anche da parte islamica è necessario abbandonare certe impostazioni ideologiche.
La modernità è figlia dell’ Occidente, è vista come incarnazione di Satana e quindi l’Occidente è visto come l’incarnazione di Satana .
Bisogna creare un’area di civiltà comune ,attenta alle differenze e rispettosa della originalità dei popoli .
La condizione è quella di favorire i contatti per conoscerci, è necessario conoscere la lingua dell’altro ,dalla comprensione nasce il dialogo, la collaborazione e quindi la Pace.
Dr. Umberto PAGANO - Presidente della Corte di Appello di Lecce
Tema: “Immigrazione, legislazione vigente e sicurezza del territorio”.
Tema antico e ricorrente ed oggi di grande attualità, il fenomeno migratorio ha fatto la nostra storia segnando epoche e periodi della vecchia e nuova era influenzando costumi e determinando il destino di intere generazioni: dalle migrazioni bibliche agli sbarchi degli immigrati dei nostri giorni, un avvenimento umano coinvolgente, sempre, drammi personali e familiari nonché, e prima ancora, situazioni di interi gruppi etnici, nazioni e continenti.
Emigrati, immigrati, profughi, esuli, rifugiati politici e religiosi, lavoratori migranti sono i termini con i quali quel fenomeno è descritto ed evocato, ognuno però riconducente ad un particolare status personale del soggetto e conseguente suo trattamento giuridico nello stato accogliente (diverso, come si vedrà, da Stato a Stato), di talchè l’uso ormai invalso di evocarlo genericamente come “flussi migratori” non può e non deve significare confusione delle diverse situazioni delle quali si è fatto appena cenno, ma semplicemente un comodo ma opportuno riferi-
mento alla sua complessità, senza - però - annullare le diversificazioni e specificazioni.
Generalmente le migrazioni sono legate, nella opinione pubblica e nelle valutazioni
culturali e persino politiche (ma queste ultime dovrebbero, in quanto espresse da politiche destinate al governo della cosa pubblica e quindi anche del fenomeno migratorio, saper coglierne la vera essenza e quindi le sue cause reali) a fattori come la povertà, le persecuzioni, la sovrappopolazione, se non proprio il desiderio di tentare con la fuga all’estero l’avventura della conquista di nuove frontiere. La storia ha – però - perentoriamente smentito una tesi siffatta e per converso dimostrato che “le diverse migrazioni passate e presenti sono in primo luogo
strutturate e condizionate da elementi temporali e geografici”, laddove di quei fattori “non si tratta di misconoscere l’importanza bensì di considerarli una sorta di ingredienti di base che movimentano i flussi migratori solo quando entrano in combinazione con strutture ed eventi politici ed economici di più ampia portata”.
E’ questa l’opinione di una grande studiosa del fenomeno migratorio, Saskia Sassen, la quale rifiuta l’immagine dell’ “invasione di massa” legata all’analisi che lo riconduce solo a cause contingenti come la povertà e la sovrappopolazione.
E’ importante liberarsi dell’immagine dell’invasione di massa descritta dalla Sassen in quanto ciò facilita l’avvio di una politica dell’immigrazione sgombra di fantasmi e piuttosto concentrata su esperienze circoscritte storicamente e geograficamente.
Il fenomeno migratorio, universale ed antico, ha interessato il nostro continente,l’Europa, in particolare a partire dal secolo XVIII, per avere un forte incremento nei due secoli successivi fino ai giorni nostri. Capire le cause che principalmente ne determinarono i flussi serve a meglio definire e comprendere il contesto e le peculiarità delle migrazioni nel corso dei secoli ed anche a circoscrivere il tessuto storico e socio-economico che ne sono la premessa: con l’obiettivo non già di operare per celebrarne la fine e neppure un radicale ridimensionamento, ma con
quello più modesto di coglierne le significazioni più realistiche e le cause remote e recenti e per vedere, di queste ultime, la possibile neutralizzazione e circoscrivere così il fenomeno nel tempo e nello spazio.
Sorprende l’uniforme ripetersi e rincorrersi delle situazioni ambientali che fanno da sfondo all’intensificarsi dei flussi migratori nei vari paesi Europei, in primo luogo in Germania ed in Francia, ma pure in Italia, Spagna, Svizzera, Belgio,Olanda. Migliaia di contadini, braccianti, artigiani, rifugiati politici e religiosi percorrono le strade d’Europa alla ricerca di un lavoro e di una dimora che non sempre si trovano e ,quando si trovano, non sempre ripagano delle fatiche connaturate agli spostamenti. Ancora una volta a determinare l’avvio e l’incremento, solo ap-
parentemente, sono la povertà, il sovrappopolamento e le persecuzioni religiose e politiche giacchè le cause prime, pur in presenza di quei fattori, sono il forte sviluppo industriale nei Paesi dell’Europa centrale e la costruzione delle grandi opere pubbliche, stradali e ferroviare, che agevoleranno il trasporto di merci e persone con conseguenti interscambi commerciali. Notevoli gli studi della Sassen sui flussi migratori in Europa e pertinenti le riflessioni che, come di seguito, se ne possono trarre.
La Germania conosce una forte emigrazione diretta nel secolo XIX verso il Nord America, ma il flusso rallenta fino a scomparire del tutto all’incirca verso la fine del secolo, quando non c’è più la possibilità di acquisire oltremare terra libera, vi si afferma il modello migratorio stagionale o comunque temporaneo, con il frequente spostamento di masse di lavoratori verso la parte occidentale del paese,ove maggiori sono i fermenti di industrializzazione, quindi occasioni di lavoro e moderato benessere.
Qui è rilevante anche l’immigrazione di masse provenienti dai paesi dell’Europa dell’Est, in particolare di Ebrei russi, molti dei quali, poveri e quindi non graditi,sono rimpatriati oppure fatti emigrare altrove col concorso delle stesse associazioni ebraiche di sostegno (v. Sassen “migranti, coloni, rifugiati”) pur riconoscendosi l’importanza di questa presenza straniera per l’agricoltura, l’industria e lo sfruttamento delle miniere.
Con cadenze quasi analoghe il fenomeno migratorio si svolge nello stesso periodo in Francia, paese d’emigranti soprattutto verso le Americhe, ma connotato da una forte immigrazione, ben più accetta che non in Germania; non solo per il fabbisogno di mano d’opera dovuto al ricorrente calo demografico o d’incremento delle milizie impegnate in vasta campagna di colonizzazione, ma per un diverso approccio culturale al fenomeno stesso. Mentre in Germania è vivo l’interesse alla conservazione dell’integrità etnica e nazionale, per cui la cittadinanza va concessa
iure sanguinis e non iure soli, in Francia si segue la politica dell’assimilazione, per cui non rileva tanto la questione razziale quanto la formazione di una coscienza e cultura comune, presupposto della naturalizzazione.
Non è azzardato considerare la Francia il paese europeo di gran lunga più tollerante verso gli stranieri, da sempre fino ai giorni nostri, la nazione dunque che ha ricavato vantaggi dall’immigrazione per la propria economia ed anche amministrazione statuale e che ha saputo restituire agli stranieri concedendo il privilegio della naturalizzazione francese.
Già nel 1800 vivono in Francia 100.000 stranieri, nel 1880 sono quasi un milione,nel 1940 circa 3 milioni. Cifre eloquenti.
Al contrario di Francia e Germania, ma pure degli altri paesi dell’Europa centrale,come Svizzera, Belgio, Olanda, etc., l’Italia è un paese di forte emigrazione, nel continente ed oltreoceano, venti milioni d’italiani che dopo l’unificazione si dividono tra Europa, Nord e Sud America. Stati Uniti e Francia sono le mete preferite,quelle, per essere più precisi, che offrono migliori e più occasioni di lavoro. Mentre i settentrionali si dirigono verso il cuore dell’Europa, Francia e Svizzera in
particolare, anche in virtù di una secolare tradizione di trasferimenti stagionali, i meridionali vanno verso le Americhe seguendo i primi conterranei e parenti che avevano attraversato l’oceano. A favorire la migrazione transoceanica anche il costo relativamente basso del viaggio dopo il varo delle barche a vapore, le famose carrette destinate al trasporto di tonnellate di “carne umana”.
A favorire quest’emigrazione di massa degli italiani sono gli scompensi economici interni dovuti alla contemporanea crescita industriale con la crisi in agricoltura e nell’attività manifatturiera; ma pure i forti richiami operati dalla progressiva industrializzazione estera con conseguente creazione di uno esteso mercato del lavoro.
Le precarie condizioni di vita nelle campagne e nei piccoli centri legati ad una produzione manifatturiera locale ormai in crisi accentuano il fenomeno migratorio ad inizio secolo XX, quando nei primi quindici anni lasciano l’Italia circa 10 milioni di contadini, braccianti, artigiani – oltremare ed in Europa, come nel secolo precedente.
In questo periodo si registra una forte presenza delle nostre comunità sia in Francia, ove gli italiani rappresentano una quota assai consistente del variegato esercito di stranieri, sia nelle Americhe ed in particolare modo negli Stati Uniti ed in Argentina e Brasile.
In Europa, in particolare ancora in Francia, gli emigranti italiani si riveleranno preziosissimi per lo sviluppo dell’atttività mineraria, nella costruzione di strade e ferrovie, nell’industria della seta e nella viticoltura.
Un flusso di emigranti italiani nello stesso periodo postunificazione partecipa alla costruzione della ferrovia del Brennero e del San Gottardo; alcune migliaia, ancora in Germania, in tutte le attività produttive, industriali e manifatturiere, mal ripagate sia in Francia che inGermania, ove sono addetti quasi sempre ai lavori più pesanti e a basso salario.
La prima conclusione. Il fenomeno migratorio non è un prodotto dell’epoca moderna delle sue conquiste tecnologiche, anche se, tra le sue tante cause, vi si può annoverare anche questa: per le connessioni con la disoccupazione mondiale.
Vero è invece che tale fenomeno è sempre esistito e con esso i popoli si sono sempre dovuti confrontare e convivere. Ma finora gli Stati destinatari dei flussi migratori hanno affrontato il problema quasi sempre con grande disorganicità negli interventi, trattandolo alla stregua di un fatto di emergenza, quindi, di ordine pubblico.
Eppure emigrazione ed immigrazione riguardano ed interessano la quasi totalità delle comunità nazionali, di tal che parrebbe più razionale un intervento organico volto a gestire i flussi ed i connessi problemi di sicurezza interna nonché ad assicurare accettabili condizioni di vita agli immigrati nei vari paesi. Ma la cultura dell’accoglienza non ha fatto passi da gigante, sempre contrastata dalla difesa degli interessi locali, anche quando la presenza di forza-lavoro straniera è risultata decisiva per lo sviluppo ed il progresso di uno Stato. A prescindere dagli atteg-
giamenti xenofobi e razzisti che di frequente hanno accompagnato il peregrinare di flussi migratori.
Su tale versante hanno fallito la Società delle Nazioni e fin qui anche l’ONU e le organizzazioni mondiali del settore.
E’ auspicabile che il rinnovarsi dell’interesse degli Stati a gestire con più appropriati interventi le problematiche connesse agli attuali flussi migratori in Europa e fuori porti con sé il rifiuto dell’idea di emarginazione e per converso la disponibilità, a certe condizioni, all’integrazione dell’immigrato nel paese in cui si trova e vuole risiedere.
In Italia il primo intervento organico nella materia è stato fatto con l’approvazione della c.d. legge Martelli, la n.39 del 1990. La normativa ha indubbiamente rappresentato un passo in avanti nell’attenzione volta all’affare “immigrazione”, senza peraltro affrancarsi dalla logica dell’intervento soprattutto di ordine pubblico.
Ma i problemi posti nell’ultimo decennio del secolo scorso dall’intensificarsi dei flussi migratori nel mondo ed in Italia, in particolare in Puglia e Calabria per le note vicende politiche e sociali dei Paesi non lontani della Penisola Balcanica e del Medioriente, hanno indotto il nostro legislatore ad una maggiore e più approfondita attenzione a questa realtà. Dopo una lunga decretazione d’urgenza, peraltro mai convertita, con la Legge n.40 del 1998 ed il successivo d.lgs. n.286 del 1998 la materia ha trovato una definitiva sistemazione. Ed è bene dire, con soddi-
sfazione, che finalmente il Legislatore, superando la logica dell’intervento dettato da motivi di ordine pubblico, ha saputo coniugare le esigenze emergenziali, dalle quali purtroppo non si può prescindere, con quelle di consapevole solidarietà sociale.
Si può dunque dire che la nuova politica dell’immigrazione si caratterizza per linee guida, relative alla programmazione degli ingressi legali, al coinvolgimento degli enti locali nel perseguimento della finalità dell’inserimento sociale e comuunitario dello straniero, nella lotta all’immigrazione clandestina ed ai fenomeni criminali ad essa legati.
D’altra parte, l’ottica diversa con la quale la legge n.40 del 1998 tratta la materia è l’inevitabile risultato cui si doveva pervenire in ossequio a precise disposizioni della nostra Costituzione ed agli indirizzi di approccio più democratico imposti dalla normativa comunitaria. Artt.2 e 10 Costituz.; - trattato di Mastricht, accordo di Shengen, trattato di Amsterdam (con tali accordi si prevede, in particolare, la libera circolazione di soggetti provenienti da Paesi extracomunitari nei Paesi dell’U.E. -, con l’unificazione delle normative vigenti - in particolare, gli artt.10 e
18 del trattato di Shengen prevedono, rispettivamente, il rilascio del visto uniforme e di quello nazionale.
Ma definito, per linee approssimative, l’ombrello normativo di protezione, in concreto di quali strumenti di difesa, per una esistenza dignitosa, l’immigrato, clandestino e non, si può avvalere?
1) Le disposizioni del T.U. costituiscono principi fondamentali, ai sensi
dell’art.117 Cost., per le regioni nelle materie di loro competenza legislativa,
norme fondamentali di riforma socio-economica della Repubblica per le Re-
gioni a statuto speciale e per le province autonome – Art.1.
2) Riconoscimento dei diritti fondamentali della persona allo straniero comunque
presente nel territorio nazionale – Sentenza n.62 del 1994 della Corte Costitu-
zionale, che amplia il novero dei diritti in esame rispetto a quanto già aveva
fatto la Cassazione, includendovi anche i diritti di nuova elaborazione giuri-
prudenziale (riservatezza, identità personale, etc.).
3) Lo straniero regolarmente soggiornante gode dei diritti in materia civile attri-
buiti al cittadino italiano, in condizioni di parità, così equiparandosi lo status
civitatis dei due soggetti (salve le specifiche previsioni normative che non lo
consentono).Analoga parità e piena uguaglianza nei diritti rispetto ai lavorato-
ri italiani, sicchè allo straniero di regola è riconosciuta pari opportunità di ac-
cesso al lavoro e pari dignità sociale, morale ed economica.
4) Ma un punto su tutti va segnalato, per la particolare significazione politica e
sociale ad essa connessa, ed è il riconoscimento allo straniero regolarmente
soggiornante del diritto alla partecipazione alla vita pubblica locale. Egli non
potrà esercitare i diritti connessi al possesso della cittadinanza italiana (diritto
di voto, partecipazione a concorsi nella P.A.), ma potrà utilmente partecipare
alla vita cittadina nelle manifestazioni e nella acquisizione di posizioni sog-
gettive che ne prescindono - anche per l’esercizio del voto nei referendum
consultivi locali, se previsto dagli statuti comunali.La legge Martelli,che con-
siderava il problema di esclusiva competenza statale, così escludendo gli in-
terventi ed i contributi delle autonomie locali, se non quelli volontaristici, è
qui opportunamente superata avendo invece la normativa approvata previsto
il pieno coinvolgimento degli enti locali, territoriali e non, onde consentire la
realizzazione effettiva dell’integrazione dello straniero.
5) Allo straniero è garantita parità di trattamento col cittadino relativamente alla
tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi. Si deve ritenere, allo
straniero comunque presente in Italia, anche se clandestino, per effetto
dell’art.2 della Costituzione; non si può infatti negare che il diritto consacrato
nell’art.24 della Costituzione sia tra quelli fondamentali della persona umana,
come già inteso da Cassazione a Corte Costituzionale. La posizione dello stra-
niero è infatti espressamente garantita da norme del T.U.in materia di rifiuto o
revoca del permesso e della carta di soggiorno nonché per la tutela di legitti-
me posizioni soggettive,quali ad esempio le iscrizioni e variazioni anagrafiche
condizioni necessarie per la partecipazione alla vita pubblica locale. E’ dun-
que previsto il ricorso al TAR in materia di rifiuto o revoca del permesso o
carta di soggiorno, il ricorso al giudice contro il decreto di espulsione ed il
rientro autorizzato in Italia dello straniero sottoposto a procedimento penale
per l’esercizio del diritto di difesa. E’ inoltre previsto il gratuito patrocinio
nella difesa contro il decreto di espulsione.
6) Le disposizioni sul respingimento alle frontiere non si applicano a chi chiede
asilo politico né al rifugiato e neppure in occasione dell’adozione di misure
straordinarie per motivi umanitari. In tali casi la protezione è sempre accorda-
ta, quindi anche agli immigrati clandestini e comunque entrati nel territorio
nazionale contra legem – art.10.Altre disposizioni di carattere umanitario so-
no presenti nella normativa vigente a tutela non solo dello straniero regolar-
mente soggiornante ma pure dei clandestini a dei responsabili di azioni delit-
tuose. E’ comunque fissato il divieto di espulsione e di respingimento verso
uno Stato nel quale lo straniero possa essere oggetto di persecuzioni per moti-
vi di razza, lingua, sesso, religione, politica, etc. – Art.19.
7) Tutela della posizione lavorativa, diritto all’unita familiare, assistenza sanita-
ria,parità di accesso all’istruzione ed ai corsi universitari,agli alloggi di edili-
zia popolare,ed al relativo credito agevolato,di assistenza sociale e prestazio-
ni previdenziali.
8) Protezione diplomatica (art. 2 T.U.)… ogni straniero presente in Italia ha di-
ritto di prendere contatto con le autorità del suo Paese (salve ragioni di ordi-
ne pubblico e sicurezza od attinenti all’amministrazione della giustizia), in-
formative a tali autorità da parte di quelle del nostro Paese in occasione di e-
venti che riguardano lo straniero,salvi i casi del rifugiato e di richiesta di asilo
politico.
9) Il capitolo più qualificante della nuova disciplina è forse quello riguardante le
misure sull’integrazione sociale e sulle discriminazioni perché volte a realizza-
re un non facile equilibrio tra le istanze di solidarietà e quelle di controllo dei
flussi migratori. Devono essere prevenute e combattute le situazioni di emar-
ginazione per ottenere un tale risultato occorre la volontà di realizzare un mo-
dus vivendi basato sulla spontanea adesione ai principi di piena ed effettiva
comunanza, di spontanea accettazione all’inserimento sociale degli stranieri.
In tale direzione agli enti locali sono stati affidati dalla legge compiti ben pre-
cisi (art.42 e segg.) volti alla costruzione di un sistema socio-economico che
riconosca pari diritti e dignità allo straniero regolarmente soggiornante e ripu-
di atteggiamenti comunque discriminatori.
E’ garanzia di un intento realmente lungimirante in vista del superamento di
ogni differenza tra etnie, lingue, religioni, etc.,l’esplicita previsione (art.43) di
atti di discriminazione verso gli stranieri da parte di cittadini e pubblici uffi-
ciali e di correlate azioni civili di tutela per ottenerne l’acclaramento e la ces-
sazione (art.44).
Nel corso di un convegno a Cosenza,maggio 2002,quindi prima dell’approvazionedella Legge Bossi Fini così concludevo.
“Abbiamo riconosciuto troppo agli immigrati? Non direi e comunque la nostra legislazione in materia è un valido biglietto da visita per i nostri connazionali all’estero, anche per invocare possibili condizioni di reciprocità.
Senonchè pare che un rigurgito xenofobo, indotto da motivi di ulteriore sicurezza interna, porterà al prossimo varo di una normativa di sostanziale svuotamento dell’ancora vigente Legge Turco-Napolitano. Con la riforma in corso di approvazione si provocherà una stretta ingiustificata al cordone dell’immigrazione e non si renderà un servizio alle nostre comunità all’estero,alle quali sarà più facile riservare un analogo trattamento di sfavore da parte degli Stati ospitanti.”
Così è stato,ma con conseguenze meno deleterie del previsto. Ed invero occorre riconoscere che quelle garanzie introdotte dalla precedente normativa e di cui ho fatto cenno ,non sono state rimosse: sono espressioni di civiltà giuridica e non poteva essere diversamente. Tuttavia gravi distorsioni hanno trovato ingresso.
Con D.L. n.51/2002,conv. in L.n.106/2002, normativa che anticipa la più organica Legge Bossi-Fini, la n. 189/2002, dopo il comma 5 dell’art.13 del Decreto L.vo n.286/98 (Legge Turco-Napolitano) è stato inserito il seguente 5 bis:“Nei casi previsti ai commi 4 e 5 il questore comunica immediatamente e,comunque, entro quarantotto ore dalla sua adozione al tribunale in composizione monocratica territorialmente competente il provvedimento con il quale è disposto l’accompagnamento alla frontiera. Il provvedimento è immediatamente esecutivo. Il tribunale in composizione monocratica,verificata la sussistenza dei requisiti, convalida il provvedimento
entro le quarantotto ore successive alla comunicazione”.
E’ agevole cogliere e spiegare la restrizione imposta, (i giornali così l’hanno commentata: via il soggiorno nei centri di permanenza, stranieri cacciati in 48 ore), di conseguenza la ragione dell’incostituzionalità che di tale norma la Corte Costituzionale sta per pronunciare, come pubblicamente è stato annunciato.
La Bossi-Fini ha proseguito il cammino riformatore ma in senso restrittivo rispetto alla legge Turco-Napolitano:
1) in tema di soggiorno, sono introdotti i rilievi dattiloscopici per lo straniero che lo richiede ed è limitata la durata del suo rinnovo;
2) per l’immigrazione clandestina sono previsti aggravamenti di pena, ai quali viene escluso il giudizio di equivalenza-prevalenza di talune attenuanti, ed una previsione premiale per chi collabora;
3) quanto all’espulsione amministrativa è confermata la disciplina delle legge 106/2002 (il comma 5 bis dell’art.13 di cui si è fatto cenno),che prevede, come si è visto, cosa esclusa (o meglio non prevista) della legge Turco-Napolitano, l’espulsione immediata dello straniero considerato clandestino con provvedimento munito di efficacia esecutiva (sotto questo profilo,dunque,come la Legge 106/02 anche la Bossi-Fini risulta essere viziata d’incostituzionalità);
4) La disciplina sui flussi d’ingresso e sul lavoro a tempo determinato o a tempo indeterminato subisce scarse modifiche, qualcuna condivisibile, mentre risulta eliminata (ed è cosa negativa di non scarso rilievo) la prestazione di garanzia (del cittadino, dello straniero soggiornante e di enti territoriali e non) per l’accesso al lavoro, sostituita dalla previsione di possibili iniziative d’istruzione e di formazione professionale promosse dai Ministeri e da Enti territoriali nei
Paesi d’origine; tale modifica poteva aggiungersi alla prestazione di garanzia, anziché sostituirla se la finalità fosse stata quella di promuovere l’accoglienza degli immigrati regolari, e non già contrastarla:come in definitiva è successo introducendo un ingiustificato ostracismo contro legittime ed apprezzabili iniziative anche di carattere umanitario, oltre che di natura economica-sociale, per l’acquisizione di prestazioni lavorative le più diverse (in ambito domestico, sanitario, assistenziale, etc.). Sono queste le modifiche più pesanti e meno ispirate alla cultura dell’accoglienza, che pure in Italia ed in particolare nelle nostre regioni meridionale ha tradizione e radicamento universalmente riconosciuti, apportate dalla Legge Bossi-Fini alla precedente normativa, prim’ancora di quelle che caratterizzano in senso più oppressivo l’intera disciplina dell’espulsione amministrativa e contro l’immigrazione clandestina. Pochi e insignificanti i ritocchi alla preesistente disciplina sul diritto all’unità familiare, sulla tutela dei minorenni, in materia sanitaria, d’istruzione ed alloggio nonché di partecipazione alla vita pubblica e d’integrazione sociale: di quelle parti della Legge Turco-Napolitano di cui all’inizio ho fatto cenno.
In breve axursus storico-legislativo che ho avuto il piaciere di rassegnarvi mostra in definitiva che la Legge ultima ha ridotto i diritti e le aspettative dello straniero soprattutto su due punti. L’espulsione amministrativa coatta e la preclusione per cittadini, stranieri soggiornanti ed Enti di promuovere iniziative spontanee di accoglienza. Due punti, qualificanti si per un efficace
ridimensionamento del fenomeno immigratorio, ma gravemente lesivi della nostra tradizionale apertura ai bisogni nonché della inevitabile accettazione delle dinamiche sociali che l’era tecnologica moderna propone. Certo, le ragioni di sicurezza, dei singoli e dell’intera collettività, non possono né devono essere trascurate, tampoco oggi, in un periodo storico che ci vede esposti, tutti indistintamente, al pericolo quotidiano di aggressioni, violenze, attentati. Ma lo stato di diritto non può rinnegare se stesso né principi millenari, non può difendersi annullando o riducendo la libertà né ricambiare con interventi di chiusura verso inermi vittime le turpitudini dei responsabili di sbarchi clandestini.
Occore una meticolosa organizzazione delle forze di polizia ed una rete capillare di controlli in tutte le direzioni per contrastare l’azione delittuosa dei profittatori degli altrui bisogni. In tale direzione mi pare che vadano gli accordi a livello poliziesco e giudiziario intrapresi con gli Stati soggetti, oggi, a fenomeni migratori cospicui ( noi lo fummo ieri), per la regolamentazione dei flussi e prim’ancora per un energico contrasto delle attività criminali che favoriscono gli espatri clandestini. Ed anche per interventi di carattere economico-sociale in loco volti a promuovere offerte di lavoro, possibilità d’istruzione e garanzie di solidarietà sociale. Intesifichiamo gli sforzi in questa direzione giacchè l’alternativa è innaturale spiegamento di forze di polizia contro ricorrenti flussi migratori illegali.
Temo però che iniziative solo bilaterali, per l’estensione che il fenomeno va assumendo, con i riflessi e le ricadute terroristiche coinvolgenti paesi d’altri continenti, non siano più risolutrici.
L’Europa allargata e l’ONU devono finalmente farsi carico d’interventi incisivi per contrastare la clandestinità nel fenomeno migratorio e recuperare in tale direzione quella credibilità perduta per i fallimenti finora registrati.
CONCLUSIONI
Prof. Avv. Nicola Buccico - Componente del Consiglio Superiore della Magistratura
Vorrei cogliere un aspetto interessante della lezione di S.E. Mons. Marcello Semeraro : il rapporto continuo che esiste fra fenomeno migratorio e mutamento della famiglia nucleare.
Negli ultimi 20 anni dal punto di vista dell’osservatorio giuridico ,la famiglia è stata oggetto di più attenzioni.
Sia pure attraverso un passaggio fugace di Mons. Semeraro abbiamo potuto cogliere degli aspetti significativi del mutamento della famiglia : dalla famiglia tradizionale ,al riferimento a concezioni familiari che prescindono dalla eterosessualità, alle famiglie di fatto che si vanno sempre più espandendo sul nostro territorio e che hanno già visto l’intervento del legislatore quanto al riconoscimento di alcuni benefici , a quella forma di famiglia strumentale che è nota soprattutto a seguito della gravità,, quanto ad ampiezza, del fenomeno migratorio.
E’ indubbio che forme di convivenza diverse si siano determinate e il legislatore e l’osservatore giuridico si sono interessati a questi fenomeni non sconosciuti dalla storia del nostro Paese .
L’ Italia è un Paese con un popolo che sta emigrando verso l’esterno e riceve per la sua naturale condizione geografica l’afflusso di energia di lavoratori e di popoli che vengono da altre parti del mondo .
Nessuno può dimenticare come verso la fine dell’800 e ancora agli inizi del 1900 grandissimo è stato il flusso migratorio italiano verso i paesi del Nord e del Sud America, come il Nord d’Italia abbia beneficiato di flussi migratori che hanno reso forte alcuni poli industriali del Nord ed abbiano acuito le distanze fra il Nord e il Sud sul terreno delle differenze di carattere economico.
Oggi il fenomeno migratorio ci prende alla gola, e vede continuamente ed incessantemente l’opera sia del legislatore che dell’osservatore giuridico .
Nel codice del 1865 il concetto di cittadinanza aveva assunto una dimensione molto più moderna di quella che è oggi .
Oggi siamo arrivati ad un approdo anche secondo la legge Bossi – Fini che riconosce sia pure a limiti parziali il diritto di cittadinanza a determinate condizioni.
L’Italia ha una naturale recettività dal punto di vista culturale e giuridico nei confronti di coloro che vengono a stabilirsi sul nostro territorio senza porsi sul terreno dell’etica
Una sentenza del Giudice, il quale ritenendo simbolo confessionale il nostro crocifisso, aveva ritenuto che questo turbasse lo sviluppo educativo di un ragazzino di 11-12 anni mussulmano e aveva disposto che il crocifisso venisse rimosso dall’aula andando contro una consolidata tradizione del nostro popolo.
Poi, il tribunale di Teramo ha annullato il provvedimento.
Noi dobbiamo essere in grado di recepire, senza però annullare, l’identità e i caratteri delle nostre tradizioni e la nostra cultura.
INDICE
INTRODUZIONE DEL COORDINATORE
Prof. Avv. Gaetano Veneto - Ordinario Diritto del Lavoro
Università degli Studi di Bari
Vicepresidente dell’Accademia Imperiali Italiana
SALUTO DEGLI ORGANIZZATORI
Cav. Francesco Agnusdei – Pres. dell’Ente A. Fiera dell’Ascensione .
Rev. Padre Guido Fiorino – Parroco Chiesa Maria. S.S.della Croce – Francavilla F.
Prof. Dr. Elio Pagliarulo – Presidente dell’Accademia Imperiali Italiana
SALUTI DELLE AUTORITA’
Dott. Mimmo Mele – Consigliere regionale
On . Avv. Luigi Vitali - Capo Gruppo della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati
Sen. Alberto Maritati – Componente della Commissione antimafia
RELATORI
S. E. Mons. Marcello Semeraro – Vescovo di Oria e Presidente Onorario dell’Accademia
Imperiali Italiana
Tema:“La nuova famiglia multietnica. Problemi e
prospettive .”
Prof. Gaetano Dammacco - Straordinario di Istituzione di Diritto Ecclesiastico Università
degli Studi di Bari.
Tema: Giustizia e convivenza Pacifica nel partenariato
Euromediterraneo”
Prof. Antonio Fino - Preside della Facoltà di Lingue Straniere
Università degli Studi di Lecce
Tema:” Le Lingue quale strumento di mediazione
interculturale e di pace nel Mediterraneo”
Dr. Umberto PAGANO - Presidente della Corte di Appello di Lecce
Tema: “Immigrazione, legislazione vigente e sicurezza del
territorio”.
CONCLUSIONI
Avv. Nicola Buccico - Componente del Consiglio Superiore delle Magistratura
E.A. FIERA DELL’ASCENSIONE ACCADEMIA IMPERIALI
PARROCCHIA MARIA SS. DELLA CROCE
III CONFERENZA
PROGRAMMATICA
“ IL MEDITERRANEO TRA GIUSTIZIA E DEMOCRAZIA
Analisi e prospettive ”
Salone dei Convegni
E.A.Fiera dell’Ascensione
Francavilla F. Sabato 22 MAGGIO 2004 - ORE 10.00
§§§§
sotto l’Alto Patronato del
Presidente della Repubblica
con il Patrocinio
di
Comune di Francavilla Fontana
Regione Puglia
Sotto l’egida
delle Universita’ di Bari e Lecce
Segreterie organizzative
E.A.FIERA DELL’ASCENSIONE
72021 Francavilla Fontana Br
tel.\fax 0831841768
ACCADEMIA IMPERIALI
72021 Francavilla Fontana Br
Tel/fax 080 5241297 3389413254 - 3355758135
06-3232426
e-mail : info@ accademiaimperiali@.org
COMITATO SCIENTIFICO
^^^^^
Avv. Nicola Buccico
Consiglio Superiore Magistratura
Dott. Umberto Pagano
Presidente della Corte d’Appello di Lecce
Prof. Antonio Fino
Preside Facolta’ Lingue Straniere Mediterraneo
Universita’ degli Studi di Lecce
Prof. Antonio Tarantino
Presidente corso di Laurea interfacolta’ di Scienze politiche e
relazioni internazionali
Universita’ degli studi di Lecce
Prof. Gaetano Dammacco
Straordinario di Diritto Ecclesiastico
Universita’ di Bari
Avv.Mario Pavone
Patrocinante in Cassazione
Prof.Dott. Elio Pagliarulo
Docente di Istologia Umana
Universita’ agli Studi di Bari
Presidente Accademia Imperiali
On.Prof. Avv. Gaetano Veneto
Ordinario Diritto del Lavoro
Universita’ degli Studi di Bari
Vicepresidente Accademia Imperiali
Dott. Francesco Fullone
Segretario Generale E.A. Fiera dell’Ascensione
PROGRAMMA
DELLA CONFERENZA
Sabato 22 Maggio 2004
Introducono
Cav. Francesco Agnusdei
Presidente dell’E.A.Fiera dell’Ascensione
Rev. Padre Guido Fiorino
Parroco Chiesa maria SS. Della Croce – Francavilla Fontana
Prof. Elio Pagliarulo
Presidente dell’ Accademia Imperiali
Saluti
Dr. Vincenzo della Corte – Sindaco di Francavilla Fontana
Dott. Raffaele Fitto - Presidente della Regione Puglia
Sen.Dott. Euprepio Curto - V.Presidente Commissione Bilancio del Senato
Sen.Dott. Alberto Maritati – Commissione antimafia
Sen.Dr. Salvatore Meleleo – Commissione Difesa del Senato
On. Avv. Luigi Vitali - Capo Gruppo Commissione Giustizia della Camera dei Deputati
Dott. Nicola Frugis - Presidente Amministrazione Provinciale di Brindisi
Prof. Luigi Ambrosi - Presidente C.U.M. Consorzio delle Universita’ del Mediterraneo
Prof. Giovanni Girone - Magnifico Rettore Universita’ di BARI
Prof. Oronzo Limone - Magnifico Rettore Universita’ di LECCE
INTERVENTI
S.E. Mons. Marcello Semeraro – Vescovo di Oria
Tema: “La nuova famiglia multietnica.Problemi e prospettive”
Dott. Umberto Pagano – Presidente Corte d’Appello di Lecce
Tema: “ Immigrazione,legislazione vigente e sicurezza del territorio”
Prof. Antonio Fino – Preside della Facolta’ di Lingue Straniere - Universita’ di Lecce.
Tema:” Le Lingue quale strumento di mediazione interculturale e di pace nel
Mediterraneo”
Prof. Antonio Tarantino - Presidente corso di Laurea interfacolta’ di Scienze politiche e relazioni
internazionali – Universita’ degli studi di Lecce
Tema: il rispetto dei diritti fondamentali quale strumento di convivenza pacifica.
Prof. Gaetano Dammacco - Straordinario di Istituzione di Diritto Ecclestiastico
Universita’ degli Studi di Bari
Tema: “Giustizia e Convivenza Pacifica nel partenariato Euromediterraneo”.
COORDINA
On.Prof.Avv. Gaetano Veneto
Ordinario Diritto del Lavoro
Universita’ degli Studi di Bari
PRESENZIA E CONCLUDE
Avv. Nicola Buccico
Consiglio Superiore della Magistratura